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Pallanuoto: regole del gioco

Uno degli sport in cui, negli ultimi anni, l’Italia è riuscita a ottenere grandi risultati – nonostante le corazzate come la Croazia – è sicuramente la pallanuoto, sport acquatico tra i più seguiti e rappresentativi all’interno dello stivale. Il regolamento della pallanuoto non è complesso, anche se – per coloro che si approcciano allo sport per la prima volta – potrebbe sembrare particolare in alcuni dettami o in qualche norma. Esso è stato formulato per la prima volta 1887 da William Wilson.

Regolamento della pallanuoto: campo e porte

Un match di pallanuoto si svolge all’interno di uno specchio d’acqua, generalmente una piscina. Nei match di grande importanza internazionale, il campo deve essere approvato dalla FINA (federazione internazionale di nuoto): il campo approvato dalla federazione ha una lunghezza di 33 metri e una larghezza di 20. La profondità è, invece, di 1.80 metri.

Il campo è delimitato da alcuni colori che definiscono la metà campo (segnali bianchi), la linea di porta (segnali rossi) e la linea di cinque metri (segnali gialli o verdi). Le porte sono formate da due assi verticali – dette montanti – e una traversa posta su di esse. Una porta della pallanuoto ha una larghezza di 3 metri e una altezza di 90 centimetri.

Durata della partita

Una partita di pallanuoto ha una durata di quattro quarti, ognuno di essi dalla durata effettiva di otto minuti. Tra primo e secondo e tra terzo e quarto quarto è previsto un intervallo di due minuti, mentre dura cinque minuti l’intervallo tra secondo e terzo quarto.

Il gioco viene interrotto in ogni occasione in cui la palla viene fermata (time-out, espulsione, gol), per prevedere una durata effettiva della partita. Se al termine dei 32 minuti la partita finisce in pareggio, si procede con la lotteria dei rigori, che funziona analogamente al calcio: se si pareggia dopo i primi 5 tiri, si andrà a oltranza.

Falli, sanzioni ed espulsioni a tempo

Le sanzioni della pallanuoto sono sottoposte a un giudizio piuttosto severo ed oculato da parte dei direttori di gara, che si basa sulla suddivisione dei falli in semplici e gravi. I falli semplici non sono sottoposti a sanzioni disciplinari: tra questi si distinguono quelle infrazioni che impediscono il naturale possesso di palla da parte dell’avversario. La sanzione consiste nell’assegnazione di una punizione per gli avversari.

Strattonate, gomitate, calci o trattenute eccessive vengono considerate falli gravi, sanzionati con un’espulsione a tempo. Il giocatore che viene espulso raggiunge la zona di campo opportunamente delimitata con alcuni segnali rossi e adibita ai giocatori espulsi a tempo. Nel caso in cui il fallo avvenga in area, viene assegnato un rigore alla squadra avversaria.

Tre espulsioni a tempo garantiscono un’espulsione definitiva di un giocatore in gara. L’espulsione immediata è possibile anche nel caso in cui il fallo grave venga considerato come gioco violento: pugni, testate o calci pericolosi vengono sanzionati con l’espulsione definitiva, anche se i falli commessi sono meno di tre.

Uomo in più

Sulla base delle espulsioni, che siano esse a tempo o definitive, nel gergo della pallanuoto si è soliti utilizzare l’espressione “uomo in più“. Essa indica la superiorità numerica di una delle due squadre, nel caso in cui un giocatore venga espulso momentaneamente o, a seguito di tre falli gravi, per tutta la partita.

Nel caso in cui si verifichi la situazione dell’uomo in più, la squadra in superiorità numerica effettua un’azione prettamente offensiva, che si basa sul proposito di far sforzare, quanto più possibile, fisicamente gli avversari.

Di solito questa tattica si basa sull’accerchiamento della porta avversaria con più giocatori che effettuano passaggi precisi e tesi, volti a far stancare i difensori avversari, che tentano di difendere la propria parte. Naturalmente, l’azione è finalizzata al gol, che nella maggior parte delle occasioni è quasi consequenziale all’espulsione avversaria.