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“Si taglia l’ingaggio per l’Inter”: dirigenza sotto shock | L’affare va chiuso subito

Si taglia l'ingaggio con l'Inter
Il presidente dell’Inter Steven Zhang (al centro), il vice-presidente Javier Zanetti (a destra) e l’amministratore delegato Giuseppe Marotta (a sinistra) assistono al Giuseppe Meazza alla partita di Serie A contro la Sampdoria. 22 maggio 2022 (AnsaFoto)

Il giocatore si è detto disponibile a ridurre il proprio stipendio pur di restare in nerazzurro anche nella prossima stagione.

L’Inter non è più in grado di segnare. Alla Fiorentina basta una rete di Bonaventura nel secondo tempo per sbancare San Siro, facendo salire a quattro il numero delle sconfitte nelle ultime cinque partite. A dispetto delle uscite contro Spezia e Juventus, i nerazzurri hanno creato tanto e dire che sono stati imprecisi sotto porta è un eufemismo.

Così, il mese più importante della stagione potrebbe diventare anche quello decisivo per le sorti di Simone Inzaghi, che nella gara di sabato ha collezionato la decima sconfitta in Serie A, in appena ventotto giornate. Per trovare un dato così disastroso, a questo punto del campionato, bisogna tornare al 2011-12, l’anno del trittico Gasperini-Ranieri-Stramaccioni in panchina, quando ne arrivarono undici.

Un cambio di passo è necessario, perché il rischio di compromettere la qualificazione in Champions adesso è alto, cosa che un mese fa non era neanche minimamente presa in considerazione. La Roma si è portata a pari punti, mentre Milan e Atalanta sono a contatto. Non arrivare tra le prime quattro in classifica sarebbe un fallimento, nell’anno in cui la Juventus è stata penalizzata (e che nonostante tutto adesso è a meno sei).

E proprio dall’Allianz Stadium dovrà arrivare il primo segnale di risveglio. In Coppa Italia entrambe le squadre si giocano molto, per motivi diversi. E uscire da Torino con un risultato positivo sarebbe fondamentale non solo in vista del ritorno che si giocherà il 26 aprile, ma anche per il morale.

Stagione complessa

Uno dei peggiori in campo nella sfida contro la squadra di Vincenzo Italiano è stato Romelu Lukaku, che almeno in tre distinte occasioni – una gigantesca al 49′ – ha mancato l’appuntamento con il gol. Le difficoltà sotto porta sembrano una costante dell’Inter e dell’attaccante, tornato a Milano per ritrovare se stesso e che invece sta attraversando una stagione simile a quella vissuta con il Chelsea.

I problemi fisici hanno sicuramente influito sul rendimento generale del belga, che in un paio di occasioni ha messo a segno degli strappi con difesa della palla con il corpo che hanno ricordato i bei tempi, anche se non si sono conclusi allo stesso modo. Cinque reti segnate in 909 minuti disegnano un quadro abbastanza chiaro delle difficoltà.

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L’attaccante belga dell’Inter Romelu Lukaku (a sinistra) esulta con il compagno di squadra Matteo Darmian (a destra) dopo aver segnato il gol del vantaggio contro l’Udinese nella partita di Serie A. 18 febbraio 2023 (© AnsaFoto)

Futuro nebuloso

Il futuro di Lukaku resta imperscrutabile. La scorsa estate è stato necessario un prestito oneroso da 8 milioni per riportarlo in Italia, ma adesso non è chiaro la formula possa ripetersi. Una cosa però appare certa: a fine stagione ritornerà a Londra. Poi si vedrà, come dichiarato da Beppe Marotta. Anche con un allenatore diverso, appare difficile che i blues, che hanno acquistato anche Nkunku in vista della prossima stagione, possano rimetterlo al centro del progetto.

Però restano sullo sfondo i 115 milioni pagati soltanto due anni fa e che pesano a bilancio ancora per 69 milioni. L’ex attaccante dell’Anderlecht, da parte sua, si è già detto disponibile a rinunciare a parte dei 12 milioni di ingaggio pur di restare in nerazzurro, secondo La Gazzetta dello Sport. Ma adesso tocca convincerli che sia un investimento necessario, al di là della spesa, perché il rendimento è stato nettamente sotto le aspettative, con tutte le giustificazioni del caso. L’Inter ha creduto al ritorno di Lukaku al punto da rinunciare ad un affare già chiuso con Dybala, una scelta che col senno di poi, forse, non rifarebbe.