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Europei Under 21: il format genera polemiche, dal prossimo Europeo cambierà

L’Italia Under 21 ha abbandonato anzitempo la competizione giocata in casa, nonostante fosse partita con le migliori aspettative. Uno dei motivi per cui la Nazionale Italiana non è riuscita ad accedere alle fasi finali dell’Europeo, nonostante il secondo posto nel girone, è sicuramente dato da un format adottato soltanto per l’Europeo 2019, e che sarà sostituito (nuovamente) a partire dalla prossima edizione. L’attuale formula ha previsto un incremento di calcoli su differenza reti, punti ottenuti e confronto con le altre seconde nei gironi: inevitabile è stato, a questo punto, quello che in molti hanno bollato come “biscotto” tra Francia e Romania. 

Il format adottato per l’Europeo Under 21 del 2019 e le polemiche

Fino all’Europeo del 2017 la formula adottata prevedeva la presenza alla competizione di otto squadre, divise in due gironi da quattro. Le due migliori di ogni girone si scontravano, poi, in semifinale e le vincenti nella finalissima. Per allargare la competizione a quattro nazionali in più, si è scelto di adottare una formula differente ma molto più cervellotica e complessa.

Il metodo è cambiato, prevedendo 3 gironi da 4 squadre e il passaggio del turno da parte delle prime tre, a cui si aggiunge la migliore seconda. Questo sistema ha fatto sì che i calcoli da parte delle formazioni si moltiplicassero, e che la competizione diventasse molto meno pulita di quello che poteva essere. L’ultima partita, infatti, tra Francia e Romania è stata oggetto delle polemiche generali.

Entrambe le formazioni necessitavano di un punto per essere automaticamente qualificate alle semifinali dell’Europeo (garantendosi l’accesso alle prossime Olimpiadi): il risultato è stato un pareggio per 0-0 che ha visto poco o niente in termini di occasioni. La partita è stata bollata come il classico “biscotto”, ma non bisogna certamente biasimare soltanto due formazioni che tentano, in tutti i modi, l’accesso alle più alte competizioni calcistiche internazionali.

Le polemiche, piuttosto, sono state mosse all’organizzazione della manifestazione, che ha visto l’uscita anzitempo di formazioni (come Danimarca e Italia) che, con due vittorie su tre, avevano ottenuto sei punti in tre partite. Questo fattore, unito alla sfortuna e all’inesperienza dell’Italia nella sfida contro la Polonia, dove un solo pareggio sarebbe potuto bastare, ha creato il peggio: da candidata alla vittoria finale, l’Italia ha dovuto salutare anzitempo l’Europeo giocato in casa.

Perchè l’Italia è uscita dagli Europei anche se è finita al secondo posto?

La formula ha fatto molto discutere proprio in virtù della seconda miglior posizione, che ha generato – inevitabilmente – calcoli di ogni tipo riguardante non soltanto i punteggi acquisiti all’interno del girone, ma anche la differenza reti, la classifica avulsa degli scontri diretti e molti altri fattori.

Di fatto, a condannare l’Italia all’uscita è stato un punto in meno della Romania: la formazione rumena ha vinto, infatti, contro Inghilterra e Croazia, pareggiando contro la Francia. Anche in caso di sconfitta della Romania, però, l’Italia sarebbe uscita dalla competizione, a meno che la Francia non avesse vinto con almeno 3 gol di scarto. 

Diversamente, per la Danimarca – che ha vinto la sua sfida per 2-0 ai danni della Serbia e che necessitava di almeno 3 gol di scarto per superare l’Italia nella classifica dei secondi posti – non c’è stato nulla da fare. Si comprende già da queste poche righe, insomma, come siano complessi tutti i calcoli da adoperare e che, considerando un numero di 12 nazionali raggruppate in soli tre gironi, sono assolutamente inevitabili.

Per questo motivo, a partire dal prossimo Europeo sarà ristabilita la vecchia formula che prevede il passaggio al turno successivo delle migliori di ogni girone. Per evitare di ridurre all’osso nuovamente il numero delle nazionali (8 fino al 2017), il format sarà allargato a 16 squadre, con tanto di quarti, semifinali e finale e con le migliori due di ogni girone che avanzano di diritto alla fase a eliminazione diretta.